Angelo Di Genio in scena con "Libri da Ardere"
Angelo Di Genio, diplomato alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, sul paco dell'Elfo Puccini di Milano con "Libri da Ardere" per la regia di Cristina Crippa
“ Libri da Ardere” di Amélie Nothomb viene portato sul palco dell’Elfo Puccini, dal 22 marzo al 10 aprile, dalla regista Cristina Crippa. Con Elio De Capitani, Angelo Di Genio, Carolina Cametti.Condividi
Trama
Una città dell’est Europa, stretta nella morsa finale di un assedio. Non pensavamo, non potevamo pensare a Kharkiv o a Kiev quando abbiamo deciso di riportare in scena questo long seller dell’Elfo. Forse pensavamo al lungo assedio di Sarajevo e forse anche Nothomb si ispirava a quello. Ma una città semidistrutta, la vita sotto i bombardamenti, il freddo terribile e la fame ora non sono un ricordo lontano, sono vita di tutti i giorni per tante persone, a due ore di volo da noi, e sempre qui, in Europa.
Ancora in piedi, la casa di un illustre professore di letteratura -«interpretato dal bravissimo Elio De Capitani, perfetto nei panni del suo cinico, colto e vile personaggio» - ospita, oltre al padrone di casa, Daniel, il suo assistente, e una giovane allieva, la ragazza di Daniel. La situazione d’emergenza altera brutalmente questo microcosmo: a poco a poco i normali punti di riferimento, non solo le convenzioni formali, ma anche quelle più solide su cui si basava l’esistenza precedente crollano, travolte dal puro desiderio di sopravvivenza. Il freddo domina la scena, con la sua capacità di paralizzare, di annullare ogni desiderio. Marina, fragile sotto l’apparente spregiudicatezza, a soffrirne di più, e a proporre per prima l’utilizzo della fornita biblioteca del professore come combustibile. All’inizio si tratta quasi di un gioco un po’ intellettuale, un complicato “distinguo” tra buona e cattiva letteratura. Ma alla fine, giunti all’ultimo romanzo, non sono più le qualità letterarie ad avere importanza. E il libro rivela tutta la sua valenza simbolica, rappresenta ciò che più identifichiamo con l’umano: il linguaggio, la comunicazione, la capacità di raccontare e ricordare, la voglia di sognare. E allora, dopo l’ultima fiammata, non resta che la grande piazza coperta di neve e bersagliata dalle bombe, per aspettare la morte.
A fare di questo spettacolo qualcosa di vivo e di vitale è l’inno di Marina alla forza di un unico libro che rappresenta il disperato legame con l’immaginazione che può tenerla ancora legata alla vita. Per capire l’importanza di quello che abbiamo e ricordarci che potremmo perderlo, come è accaduto e sta accadendo a molti nostri fratelli in Ucraina e in tantissime parti del mondo.