Antonio Albanese protagonista del film "Un mondo a parte" per la regia di Riccardo Milani

Un Mondo a Parte è un film di genere drammatico, commedia del 2024, diretto da Riccardo Milani, con Antonio Albanese e Virginia Raffaele. Uscita al cinema il 28 marzo 2024. Durata 112 minuti. Distribuito da Medusa Film

Riccardo Milani punta la sua lente di ingrandimento sul “mondo a parte” del Parco Nazionale d'Abruzzo, territorio vasto che abbraccia Abruzzo, Lazio e Molise, noto ai più come luogo di riposo e vacanza ma alle prese con difficoltà sconosciute per chi lo vive solo per qualche giorno o per poche settimane. Tutto richiede più fatica per chi abita a Pescasseroli, dove la pellicola è stata girata per buona parte, ma la sfida sembra piacere a Michele Cortese (Antonio Albanese), che dopo quarant'anni di insegnamento nel caos di Roma, decide spontaneamente di andare a fare il maestro nell'unica pluriclasse nel cuore delle montagne che accoglie bambini di età compresa tra i sette e i dieci anni. Tra l'incanto della neve e delle aquile Michele dovrà fronteggiare difficoltà a cui in origine non aveva pensato, non ultimo il rischio che la scuola chiuda i battenti per mancanza di iscrizioni. In questa battaglia quotidiana fatta di scoperte e di approcci con la comunità locale, il maestro troverà Agnese (Virginia Raffaele), vice preside della scuola, una donna con una personalità ricca di sfumature, che sarà per lui una alleata e una guida.
Pubblicato il: 27/03/2024 Categoria: SEGNALAZIONI

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Antonio albanese
Marina Alessi

Trama

Michele Cortese è un maestro elementare che, dopo 30 anni di insegnamento nelle periferie della Capitale non ne può più di "cercare di salvare gente che non ha intenzione di essere salvata, e ti mena pure". Pur essendo di ruolo, chiede l'assegnazione provvisoria presso una scuola di Rupe, un paesino sperduto dell'alta Val di Sangro, nel cuore del Parco nazionale dell'Abruzzo, che conta 378 anime - anzi, 364 perché l'anno prima ci sono state "14 dipartite e nessuna nascita".

Quando Michele arriva alla scuola del nuovo incarico, attraversando montagne innevate popolate da lupi, scopre che dovrà insegnare ad una pluriclasse di soli sette bambini fra prima, terza e quinta elementare. E in breve scoprirà anche che il preside del comprensivo di una cittadina più grande ha tutto l'interesse a che la scuola di Rupe chiuda i battenti, dato che gli alunni di quinta se ne andranno e occorre un numero minimo di studenti per non accorpare lo sparuto gruppetto alla scuola più grande. Toccherà al maestro Cortese e alla vicepreside Agnese, insieme al personale scolastico, ai bambini e agli abitanti di Rupe, tentare di salvare il proprio presidio educativo con un escamotage davvero audace.

Riccardo Milani torna a scegliere Antonio Albanese come suo alter ego, con cui condivide le caratteristiche di generosità d'animo, impegno civile e comune decenza, facendone un eroe per caso, come era successo anche nel suo recente Grazie ragazzi.

La formula cinematografica non è nuova, e attinge tanto a Benvenuti al Sud quanto a Io speriamo che me la cavo, ma anche a Baby Boom e ad un film precedente dello stesso Milani, Come un gatto in tangenziale (sempre protagonista Albanese), sia per il contrasto fra due provenienze sociali opposte, sia per il bagno di realtà che Michele, votato ad un'ideologia bucolica di sostenibilità ambientale, dovrà fare a confronto con una popolazione immersa in una natura non sempre amena, e stanca della fatica ingrata che comporta fare gli agricoltori in certe zone d'Italia.

La sceneggiatura, di Milani e Michele Astori, dipinge forse gli abruzzesi come un po' troppo arretrati, e c'è anche qualche caduta di tono a scopo comico, come il suggerimento che un bambino marocchino "puzzi" (sarebbe bastato evidenziare che la bambina che lo dice riecheggia il pregiudizio del padre) o l'equiparare un ritardo cognitivo a "fare lo scemo" di alcuni abitanti di Rupe. Ma in generale si avverte il genuino affetto che Milani ha per la sua terra di origine, e il suo rispetto per l'istituzione scolastica come baluardo di civiltà. È interessante anche il modo in cui la sceneggiatura inserisce certi accomodamenti all'italiana come un tentativo di raddrizzare le storture della burocrazia, invece che di frodare le istituzioni.