Fabio Cherstich mette in scena “L’appuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo”

Fabio Cherstich si è diplomato in regia alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi nel 2006

Il Teatro Franco Parenti mette in scena, fino al 16 ottobre 2022, una riduzione del testo di Katharina Volckmer affidata a Fabio Cherstich che la intitola “L’appuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo”
Pubblicato il: 29/09/2022 Categoria: EVENTI

Condividi

Lappuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo

Katharina Volckmer è una scrittrice tedesca. Giovane (1987), quanto basta per godere dei vantaggi dovuti ai cambiamenti avvenuti nel suo Paese. Ma non così ingenua da non capirne il significato. Avvenimenti storici che un tedesco non dovrebbe dimenticare, dalla caduta del muro e – andando più indietro nel tempo – all’avvento del nazismo, sino ai famigerati epiloghi. Dimenticare significa rimuovere. E Katharina Volckmer nel suo breve ma fitto romanzo “Un cazzo ebreo”, pubblicato da La Nave di Teseo nel 2021, rievoca e scioglie la sofferenza e il dolore in un estremo atto d’amore.

Paradossale, enigmatica, ammiccante e ammaliante, irrisolta: è tale la protagonista di Katharina Volckmer. Nel romanzo è una voce narrante, quella di una donna ossessionata dal proprio passato. E compulsivamente tesa a superarlo. Il proprio passato è quello di tutta l’umanità, le cui ferite trovano la definitiva cicatrizzazione nella trasformazione, nell’altro.

Il Teatro Franco Parenti mette in scena una riduzione del testo della Volkmer affidata a Fabio Cherstich che la intitola “L’appuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo”.

Cherstich è anch’egli giovane. Regista e scenografo, dopo gli studi alla Civica Scuola di teatro Paolo Grassi ed esperienze formative in Germania, si orienta su temi che indagano le umane miserie. Il suo ultimo lavoro è l’adattamento teatrale del testo della Volckmer, a cui l’autrice ha dato significativi apporti operando direttamente con il regista. Il ruolo della protagonista, complessa figura di attraversamento, è affidato a Marta Pizzigallo, attrice di grande talento che offre una perfetta sintesi fra linguaggio visivo e parola.

Il testo della Volckmer esce dal corpo della splendida interprete, generata dal profondo delle sue viscere che i contorcimenti sulla scena sembrano evocare. Il seme di uno stravolgimento frutto della crescente consapevolezza, dell’angoscia sedimentata in anni di dolori e dell’inadeguatezza di un corpo abitato da un’identità misconosciuta.