La storia di Dafna Fiano
Chi sono i nostri diplomati? Cosa fanno oggi?
Dafna Fiano, laureata in traduzione letteraria nel 2005, inizia da subito a lavorare come traduttrice dall'olandese per l'editoria, sia per ragazzi che per adulti. Cresciuta bilingue, con ebraico e italiano, sognava di fare l’interprete scoprendo poi, durante il percorso di studi, di preferire la traduzione del testo scritto e in particolare della narrativa.Condividi
Leggi l'intervista a Dafna
Quale corso o corsi hai frequentato alla Civica Altiero Spinelli?
Ho cominciato con il corso triennale in Mediazione linguistica NL e EN nel 2000, l’anno in cui l’olandese (pardon, il nederlandese) è diventata lingua curricolare. Ricordo che il primo anno avevamo dodici (12!) ore di lingua olandese alla settimana – questo perché a differenza delle altre lingue, per le quali occorreva superare severi test d’ingresso, per l’olandese non era richiesta alcuna conoscenza per accedere all’ISIT, come allora si chiamava. E quindi l’insuperabile ed efficientissimo team di olandese ci ha fatto lavorare a ritmo accelerato per raggiungere il livello necessario per il proseguimento degli studi.
Perché hai scelto la Civica Altiero Spinelli?
Sognavo di fare l’interprete. Sono cresciuta bilingue, con ebraico e italiano, e ho sempre adorato le lingue. Mi piaceva l’idea di stare in mezzo a persone incapaci di comunicare fra loro e di fare da tramite (all’epoca non credo si parlasse ancora di mediazione linguistica), quindi all’inizio puntavo soprattutto sull’interpretariato. Poi ho capito che invece quel mondo non era fatto per me, e pian piano ho cominciato a preferire la traduzione del testo scritto e in particolare, ma credo solo al quinto e ultimo anno, della narrativa.
Quale è il tuo lavoro oggi?
Da quindici anni traduco per l’editoria per ragazzi e per adulti, sempre unicamente dall’olandese. Mi sono trasferita ad Amsterdam subito dopo la laurea, e non ho più lavorato con l’inglese. Ho inoltre collaborato con diversi editori come lettrice (leggendo e valutando libri olandesi o fiamminghi per gli editori italiani) e con la fondazione letteraria olandese (per valutare traduzioni di altri traduttori).
In che modo la Civica Altiero Spinelli ti ha aiutato a trovare il tuo ruolo professionale?
Non mi stancherò mai di dire quanto l’ISIT, oggi Civica Suola Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli, sia stato importante per me. Respiravamo lingue e traduzione dalla mattina alla sera, avevamo professionisti a nostra “totale” disposizione, l’atmosfera era molto informale. È stato faticoso, ma lo rifarei subito. La grande varietà dei corsi e, nel caso della traduzione, dei testi presentati, ci ha offerto la possibilità di scoprire i nostri gusti e i nostri talenti. Per non parlare di diverse splendide amicizie e dei contatti di lavoro.
Il primo contatto con gli editori l’ho avuto proprio grazie alla mediazione di una mia carissima docente: per la tesi del quinto anno ho tradotto dall’olandese parte di un libro per ragazzi per Salani. L’editore ha poi valutato il testo come prova di traduzione e, una volta accettata, mi è stata affidata la traduzione dell’intero libro.
Raccontaci la tua ultima esperienza professionale
In questo momento sto traducendo un libro per bambini per Il battello a vapore. Ma vorrei parlare del libro tradotto poco più di un anno fa per Rizzoli. Si tratta di un libro molto speciale: è stato scritto ad Auschwitz nel 1945, subito dopo la liberazione del campo, da un ebreo olandese scampato allo sterminio. In Olanda è stato ripubblicato l’anno scorso in occasione dei settantacinque anni dalla liberazione, ma era già circolato molti anni prima, seppure con poca fortuna. In Italia (così come in altri paesi) è uscito invece la prima volta nella mia traduzione. È stato un lavoro a dir poco sfiancante, senz’altro per le ricerche tecniche, ma ancor più da un punto di vista emotivo. Non sono digiuna a questo genere di letture ma, come scoprirete se state ancora studiando, durante il processo di traduzione ogni singola parola vi entra dentro, e assume un peso ben più significativo di quanto non accada durante la lettura. Inoltre, e anche questo è scontato e inevitabile, alcuni libri ti colpiscono di più per la tua storia personale. Per me, nipote di sopravvissuti alla Shoah, tradurre questa testimonianza unica è stato meraviglioso e dolorosissimo allo stesso tempo.
Com’è cambiato il tuo lavoro con il Covid-19?
In realtà, rispetto ad altre professioni, i cambiamenti sono meno ecclatanti. Lavoravo in solitario anche prima, senza colleghi. Quello che mi manca di più è che con il lockdown non ho più avuto la possibilità di rinchiudermi in qualche bel caffè di Amsterdam con il mio computer, per sfuggire alla rumorosa vita di famiglia (abbiamo tre bambini italo-israelo-olandesi ) :) Per non parlare dei mesi in cui le scuole sono rimaste chiuse, ma fortunatamente mi ero presa una pausa lavorativa proprio poco prima dell’inizio della pandemia.
Che consiglio vuoi dare agli studenti di oggi della Civica Altiero Spinelli?
Direi… sfruttate l’esperienza il più possibile, approfittate della conoscenza dei vostri insegnanti, seguite quanti più corsi potete, vi si apriranno porte che magari non credevate neppure interessanti, ma che potranno tornarvi utili qua e là durante la vostra carriera. E mi raccomando, non appena sarà di nuovo possibile: le esperienze all’estero! Di qualunque genere, che sia un corso di lingua in scuola privata, un semestre in università o uno stage. Conoscere gli altri paesi con i propri occhi, e soprattutto con le proprie orecchie, apre il mondo e aiuta a relativizzare la propria realtà.
Chi è Dafna Fiano?
Ho frequentato la Civica Altiero Spinelli, allora ISIT, dal 2000 al 2005, laureandomi in traduzione letteraria NL/EN > IT. Da sempre appassionata di lingue e interculturalità, all'ISIT ho avuto la possibilità di immergermi in un piccolo e meraviglioso mondo di altri fanatici linguisti, seguiti da professionisti preparatissimi. Subito dopo la laurea ho cominciato a lavorare come traduttrice dall'olandese per l'editoria, sia per ragazzi che per adulti. Nel 2015 Rizzoli mi ha affidato la (ri)traduzione del diario di Anne Frank: per me un immenso privilegio, soprattutto perché fin da piccola ho letto tutto il leggibile su di lei, la sua storia si intreccia con quella della mia famiglia. La nuova traduzione si differenzia dalle precedenti non solo in quanto mia, ma perché si è attinto direttamente dai testi originali di Anne e in particolare, quando possibile, alla primissima e più spontanea versione "a". Senza quelle rielaborazioni editoriali dunque, peraltro in una certa misura giustificabili, operate negli anni per "compattare" il diario, nel tentativo di fornire una versione completa delle diverse stesure di Anne.