"Benvenuti in Galera" di Michele Rho al Cinema Arlecchino di Milano

"Benvenuti in Galera" è un film documentario sul primo ristorante al mondo aperto all'interno di un carcere

"Benvenuti in Galera" è una collaborazione corale tra diplomati di Fondazione Milano. Il regista e sceneggiatore Michele Rho si è diplomato in regia alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. La troup del film è composta dai diplomati della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti. Operatori di ripresa: Gaetano Gagliardi, Marco Mazzoni Patrizio Saccò, Sandro Tanin; Operatori di presa diretta: Lorenzo Dal Ri, Matteo Milani; Montaggio: Walter Marocchi; Fotografia: Patrizio Saccò (tutt'ora docente di ripresa presso Civica Scuola di Cinema).
Pubblicato il: 16/01/2024 Categoria: EVENTI · SEGNALAZIONI

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In Galera 1

Sinossi

Il sito dedicato accoglie i visitatori così: “InGalera Bollate, il ristorante del carcere più gourmet d'Italia”. Tutto inizia nel 2005 da un’idea di Silvia Polleri, già imprenditrice nella ristorazione che prova a affrontare una nuova scommessa: aprire un ristorante dentro al carcere, quello appunto di Bollate, a Milano, considerato una delle realtà penitenziarie italiane più all'avanguardia. L’obiettivo è costruire un progetto di inclusione col quale dare ai detenuti una nuova possibilità di lavoro, formandoli professionalmente sia in cucina sia nel servizio ai tavoli. Menù curatissimo come la carta dei vini, ambiente semplice ed elegante, il successo è arrivato presto: oggi per cenare si deve prenotare con settimane di anticipo. Il film però non è soltanto la storia del ristorante, racconta la quotidianità del lavoro, le continue sfide, i gesti che sono dietro a ciò che ogni giorno accoglie il pubblico entusiasta. C'è il magnifico chef che con la sua fantasia e come uno sciamano dei sapori maneggia gli ingredienti e ne dirige le combinazioni dietro ai fornelli. E ci sono le aspettative dei detenuti che lavorano nel ristorante, le loro speranze di continuare anche quando saranno “fuori” grazie alle nuove competenze acquisite, col desiderio di lasciarsi indietro il passato. Ma quello spazio permette anche all'”esterno” di avere un diverso approccio con la realtà carceraria, permettendo forse di costruire una nuova dimensione di incontro.

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