Carlo Amleto Giammusso porta in scena nei teatri "Scherzo n°1 opera prima"

Il titolo "Scherzo n°1 opera prima" è preso in prestito dalla musica classica. Il termine “Scherzo” nella terminologia musicale indica un componimento, di solito non molto ampio, d’indole vivace e fantasiosa

Carlo Amleto in elegante frack gioca con il pubblico usando al contempo molteplici elementi: prosa, musica, comicità e poesia. Le caratteristiche sono le stesse dello “scherzo” in musica, caratterizzato da insistenze tematiche, sorprese ritmiche, brusche conclusioni e impetuose irruenze nel movimento generale. Il movimento di Carlo Amleto è infatti allegretto andante. Una poetica non confinabile, libera e unica, sia per il coraggio dei suoi contenuti, sia per l’originalità dello stile.
Pubblicato il: 04/04/2024 Categoria: EVENTI · SEGNALAZIONI

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Carlo amleto

Carlo Amleto è un artista che segue il suo istinto, distaccandosi dal mercato per restare sempre in sintonia con la propria creatività. Ed è proprio grazie a questa sintonia che nasce il suo primo spettacolo di teatro musica che vede al suo interno parte del suo primo disco uscito a maggio 2023, Facciamo che io ero, disponibile su tutte le piattaforme digitali e distribuito da ADA. Un disco che ricerca l’autenticità, un progetto in cui convivono tutte le anime artistiche di Carlo Amleto: quella musicale, che ha una diretta corrispondenza con il suo proprio sentire, quella comica, che dal tg0 di Zelig a oggi ha acquisito una maggiore consapevolezza e si è fatta adulta, e quella attoriale, sintesi artistica che lo porta ad elevare le sue proprie qualità di performer sul palco. Tutte e tre insieme danno vita ad un lavoro originale, irriverente, ma allo stesso tempo dotato di una profonda sensibilità. Nelle sue canzoni, Carlo, da grande comunicatore che con il suo linguaggio vuole dare alle persone una scusa per pensare, esplora in modo ironico – ma sempre semplice, perché la musica deve restare di tutti - i temi ed i problemi della nostra società, creando immagini surreali come pubblicità di biscotti “normalissimi”, spartizioni di Stati come fossero figurine, pinguini che fanno la rivoluzione per la loro libertà, telegiornali che diventano canzoni. Un mondo immaginario dove tutto si fa gioco e l’ascoltatore diventa parte attiva, a partire dal titolo del disco, il “facciamo che io ero” a cui tutti hanno giocato da bambini: “Mi piacerebbe che l’ascoltatore chiudesse gli occhi e si lasciasse trasportare dalle immagini diventando anche spettatore di ciò che sente. È di certo un album che va immaginato, visto, oltre che ascoltato.”

Nella sua produzione Amleto ha preso come ispirazioni i padri di quella forma speciale di arte che è il teatro canzone, come Gaber e Jannacci, e i loro epigoni, gli Elio e le storie tese, il cui esempio era l’unico in Italia in grado di adattarsi alla stessa esigenza di esprimere ogni aspetto della propria creatività. Anche la parte musicale, d’altronde, riflette la poliedricità di Carlo Amleto, infatti ogni brano ha una sua sonorità specifica che accompagna e sottolinea la storia raccontata nel testo, passando dal blues al jazz, dal soul al funk, per approdare alla bossanova.