Il romanzo "Le strade del figlio" di Giona Pedruzzi ha vinto il premio Logos Cultura al Premio letterario Milano International ed è tra i finalisti al PCL – Premio Città di Latina
Giona Pedruzzi, diplomato alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, sarà presente ad entrambe le premiazioni il 26 novembre
"Le strade del figlio" è un romanzo di formazione che si sviluppa attraverso un viaggio in India, durante il quale il protagonista diciannovenne Ermanno parte alla ricerca del padre, ma in realtà quello che compie è un viaggio alla scoperta di se stesso. Il romanzo è stato pubblicato da Polaris nel 2021.Condividi
Trama di "Le strade del figlio"
Ermanno si sente come molti suoi coetanei: sente di non avere ancora trovato il suo posto nel mondo, ha dei sogni da realizzare – il cinema – ma non ha idea di come muoversi. Ha un rapporto negativo, di totale rifiuto verso la madre, e una grande incognita, legata al fatto di non avere mai conosciuto il padre. Spronato dal suo docente di cinema, che lo pungola a mettersi alla prova con un’esperienza di vita, decide di imbarcarsi in questa avventura partendo da solo, con pochi soldi, senza nessuno che possa aiutarlo.
Sua madre è un’insegnante, una quarantenne radical chic, ancora molto bella e popolare tra gli studenti che le indirizzano apprezzamenti che, quando Ermanno frequentava la stessa scuola, lo mettevano in imbarazzo, aumentando la distanza tra di loro. Lei è rimasta incinta durante una fugace relazione con un Baba carismatico, di origini italiane, incontrato durante il classico viaggio alla ricerca della dimensione spirituale a Rishikesh, città sacra, ricca di spiritualità e capitale dello yoga, in India, ai piedi dell’Himalaya. Dal Baba aveva ricevuto una copia di Siddharta di Herman Hesse – libro di formazione per eccellenza – unico oggetto del padre che Ermanno possiede e che si porta dietro nel corso del viaggio. Ermanno, che dall’autore del libro prende il nome, non ha mai conosciuto il padre né ha mai avuto voglia di trovarlo fino ad allora ma, nella più profonda crisi adolescenziale, immagina che trovandolo possa avere delle risposte alle sue domande più grandi.
Ermanno ha un carattere chiuso e schivo, se ne sta sempre in disparte, fatica ad allacciare rapporti con gli altri. Nutre un sentimento di superiorità verso gli altri, si sente migliore perché non si appiattisce ai comportamenti del gruppo, ma in realtà cela una grande insicurezza. All’inizio il personaggio suscita una certa antipatia per le sue frasi fatte, per quell’atteggiamento da superiore che gli fa snocciolare un sacco di frasi sciocche; ma appare chiaro ben presto che tutto ciò è il frutto di una crescita senza punti di riferimento. Assente il padre, ma anche la madre, troppo occupata a lavorare e a divertirsi, che lo lascia sempre da solo. Finite le superiori, lascia la madre a Milano e si trasferisce a Roma per frequentare la scuola di cinema. Convive con altri due ragazzi con cui non riesce a costruire un rapporto di amicizia; in realtà, di amici non ne ha proprio, tantomeno ragazze, con cui non ha mai avuto alcuna esperienza.
Il punto di svolta della sua vita è la decisone improvvisa di partire per l’India, di andare sulle tracce del padre per poterlo trovare e finalmente capire chi sia. In realtà, come si vedrà, non sarà tanto l’incontro con il padre a cambiarlo, ma l’esperienza stessa del viaggio per trovarlo, le avventure che vivrà, le persone che incontrerà e l’atmosfera dell’India, paese in cui la dimensione spirituale è immensa, e i rapporti tra le persone diversi da come Ermanno è abituato.
Durante il viaggio tra Rishikesh, Varanasi e Goa, Ermanno farà molti incontri che lo obbligheranno a confrontarsi con tanti aspetti del proprio carattere e del proprio modo di essere. Dovrà spesso mettersi in discussione, specialmente quando si troverà in situazioni di cui non può avere il controllo, in cui dovrà imparare anche a fidarsi degli altri. Dovrà confrontarsi con la spiritualità, per lui che è ateo, assistendo a cerimonie rituali e sforzandosi di capire. All’arrivo a Rishikesh, incontrerà una ragazza, figlia di una italiana e di un indiano, che gli farà scoprire l’amore, la passione, ma anche il dolore.
Il padre che sta cercando è un Baba, una specie di santone che si è conquistato una certa notorietà, ma seguire le sue tracce non è facile; spesso Ermanno vacilla nelle sue intenzioni, si chiede se vuole veramente sapere fino in fondo chi sia suo padre e cosa abbia fatto nella vita. Tra alti e bassi, continua il suo cammino, che diventa una specie di pellegrinaggio e che lo porterà anche a lavorare come volontario in un lebbrosario. Molte le esperienze con cui il ragazzo viene in contatto, dalla meditazione, ai rituali dei morti, tutte legate alle varie sfumature dell’induismo, un insieme di credi religiosi, il cui aspetto comune è il legame tra il corpo e lo spirito. Ben presto Ermanno scopre che la dimensione spirituale si incontra con quella materiale in un connubio che produce stili di vita molto distanti dal suo.
L’autore ha chiarito che la storia che racconta è di sua fantasia e i personaggi sono inventati, ma avendo lui stesso viaggiato in India, i luoghi, le atmosfere, le personalità che troviamo nel racconto sono tutti veri, per cui questo romanzo sprigiona un notevole fascino per chi è attirato dall’India e dalla sua sfaccettata e colorata identità.
Le strade del figlio
Le strade del figlio è una lettura che intriga e ispira anche molte riflessioni; ci sono diverse tematiche nel libro ma sicuramente quella più importante è il viaggio come forma di conoscenza, crescita e formazione. Il viaggio accende la curiosità, il confronto, apre la mente, spesso mette alla prova; ci si può trovare in situazioni di cui non si è in controllo, può capitare di venire a contatto con culture diverse, ci si deve adattare a luoghi e usanze e cibi diversi da ciò cui siamo abituati e tutto ciò porta a scoprire cose nuove di noi stessi.