Marzia Conte

Funzionario UE (Commissione europea) - team leader, relazioni internazionali, presso la Direzione Generale per gli aiuti umanitari e la protezione civile (DG ECHO)

Bruxelles, Commissione europea

Marzia Conte

A volte mi definisco un’“interprete in fuga”. Durante gli anni della Scuola Civica, non immaginavo nessun’altra occupazione al di là dell’interpretazione. E il mio obiettivo era arrivare a Bruxelles, alle istituzioni europee. Ma la vita è sempre ricca di sorprese e la mia avventura nelle istituzioni ha preso una piega totalmente diversa, cosicché oggi mi ritrovo sì a Bruxelles, presso la Commissione europea, ma a svolgere un lavoro di policy legato alle relazioni esterne. Un lavoro molto appagante che non mi fa rimpiangere troppo la “cabina”


Sono originaria di Cetraro, un paese della provincia di Cosenza che si affaccia su un mare splendido. Ho la fortuna di avere dei genitori che mi hanno sempre incoraggiata e sostenuta nelle mie scelte e che hanno assecondato il mio interesse per i viaggi e le lingue straniere. Da piccola sognavo di parlare tante lingue e viaggiare in giro per il mondo. Durante gli anni del liceo linguistico, la mia prof. di inglese mi parla della professione dell’interprete, e da allora non ho dubbi sul seguito dei miei studi. Approdo a Milano per frequentare la Civica scuola interpreti e traduttori. All’epoca si chiamava SSIT e si trovava in piazzale Cantore. Frequenza obbligatoria, prove interne, una raffica di esami; tutto ruota intorno alla scuola. Alla fine del primo anno, grazie a una borsa di studio, trascorro un mese a Budapest e comincio a imparare l’ungherese, un’avventura che mi riporterà in Ungheria a due riprese in seguito. A metà del secondo anno parto per l’Erasmus a Strasburgo. Un semestre indimenticabile; un’opportunità straordinaria per imparare meglio il francese e vivere in un ambiente multiculturale. Vorrei continuare gli studi lì, ma decido di rientrare a Milano. Intanto la SSIT è diventata ISIT e si è trasferita a San Leonardo. Durante gli ultimi anni di studio ogni tanto lavoro in fiera e faccio qualche traduzione e consecutiva sul mercato privato; mi rendo conto che non è facile, ma mi piace l’idea di poter lavorare in maniera indipendente. Concludo il biennio di specializzazione e ottengo il DESS in interpretazione di conferenza. Subito dopo parto per Montreal (Canada), grazie a una borsa di studio europea che mi consente di fare un semestre di stage presso un’azienda canadese. Il Canada, con il suo bilinguismo, e Montreal, a cavallo tra l’Europa e l’America, mi affascinano immediatamente. Nuovo dilemma: provare a restare o rientrare? Rientro in Italia, ma il richiamo dell’estero è troppo forte. Mi informo sui programmi di mobilità offerti dall’Unione europea, invio varie domande e ottengo la possibilità di partire dapprima per un trimestre a Dublino, dove lavoro per una società di traduzioni, poi per un semestre a Pécs (Ungheria), come assistente di lingua italiana e inglese presso una scuola superiore. Mi impegno a fondo per imparare l’ungherese.

Seguono due anni di lavoro presso il Consiglio d’Europa, prima a Strasburgo, poi a Budapest, presso il Centro europeo per la gioventù. Continuo a studiare l’ungherese, ma comincio anche ad apprezzare il lavoro in un ambiente internazionale. Nel frattempo, preparo il concorso per Bruxelles. Il percorso è lungo, ma alla fine approdo nella capitale europea. Inizio a lavorare presso la Commissione europea, Direzione Generale per l’Istruzione e la Cultura, per seguire i programmi per la gioventù e in particolare la cooperazione internazionale in questo settore e successivamente nell’ambito della cultura. Durante questi anni posso contribuire allo sviluppo di opportunità di mobilità per la gioventù europea, simili a quelle che avevo vissuto anche io in prima persona; non da ultimo il Corpo europeo di solidarietà. Da un paio d’anni, invece, lavoro presso la Direzione Generale per gli aiuti umanitari e la protezione civile, dove mi occupo in particolare di politiche umanitarie e relazioni con gli Stati Uniti e con altri paesi donatori. Lavorare in un ambiente multiculturale come la Commissione europea e a contatto con altri partner non europei è un’esperienza straordinaria e arricchente, sia sul piano personale, sia sul piano professionale.

Nel frattempo, Luca, il ragazzo che avevo conosciuto a Milano durante gli anni della Scuola Civica (ma al di fuori di essa), mi ha pazientemente seguita nel mio “peregrinare” fino a raggiungermi a Bruxelles e diventare mio marito. Abbiamo due bimbi splendidi: Samuele (6 anni) e Giada (4 anni e mezzo).

Marzia Conte
Dipartimento
CIVICA SCUOLA
INTERPRETI E TRADUTTORI
ALTIERO SPINELLI
Corso
Interpretazione
Combinazione Linguistica
Inglese - Francese
Ultimo anno frequentato
2002
Professione
Funzionario UE (Commissione europea) - team leader, relazioni internazionali, presso la Direzione Generale per gli aiuti umanitari e la protezione civile (DG ECHO)
Bruxelles, Commissione europea
Città
Bruxelles BELGIO
Non dimenticherò mai i miei 5 anni alla Civica Scuola interpreti e traduttori. Sono stati anni intensi, duri, ricchi di esperienze, soddisfazioni e frustrazioni, nonché di belle amicizie con colleghi e docenti che durano ancora. Una vera e propria palestra di vita per entrare nel mondo del lavoro, non solo con una solida conoscenza delle lingue, ma anche con tanta flessibilità, determinazione e capacità di adattamento che solo un percorso come quello offerto dalla Scuola può consentire di sviluppare.

Marzia Conte